Chi non ha mai assaggiato un bicchiere di vino?
Canavaccio è nota per essere stato soprattutto nel dopo guerra un paese di grandi produttori di Bianchello del Metauro. Ovviamente all’epoca il vino si faceva in famiglia e ognuna di queste produceva il proprio vino. Le vigne e i filoni di uva erano soprattutto esposte nel versante sinistro del Metauro proprio perché esposto verso sud “a caldés” ma tante viti erano presenti anche nel versante destro “a vernì”, mentre nel centro valle nelle sponde del fiume Metauro c’erano campi coltivati a grano, orzo erbe, alternate di anno in anno, in mezzo ai quali ogni quaranta metri erano piazzati dei filoni di viti sostenuti da colonne di legno e piante di gelso “i mòr” creando un’armonia di forme e colori svariati.
Un esempio è il terreno dove sorge la Chiesa di Canavaccio, li era impiantata una vigna che gestiva Sanchioni Riccardo sui terreni di proprietà del Canonico Don Bramante Ligi. Chi veniva da Urbino e arrivava a Canavaccio incontrava una vallata ricca campi di grano di viti coltivate a filoni e vigne, un classico paesaggio novecentesco!
Come si diceva a Canavaccio sette famiglie su dieci produceva il proprio vino con passione e dedizione fino ad entrare in competizione con i vini delle altre famiglie, arrivando a creare una classifica virtuale, tutta la popolazione sapeva quali famiglie producevano i vini migliori.
Tanto che, negli anni ’70 durante le feste paesane organizzate da alcuni giovani e anziani dell’epoca si creò una competizione “il miglior vino di Bianchello del Metauro” del paese dove moltissime famiglie partecipavano.
E’ noto che il vino Canavaccese veniva venduto in molte osterie di Urbino per le quali il Sig. Lelli Luigi detto “Gigin Carretta” quale trasportatore faceva la spola tra Canavaccio e Urbino per consegnare la merce. Ovviamente da buon bevitore di vino non mancava mai l’assaggio nella cantina dei proprietari… e via si ripartiva per Urbino. Molte osterie, talmente si fidavano della sua conoscenza del vino si facevano consigliare qual’era la cantina migliore dell’anno, a volte contrattava anche il vino, praticamente era come un rappresentante moderno.
Chi non produceva vino si riforniva da chi lo faceva ovviamente, quindi prima dell’acquisto si andava nelle osterie dove si parlava di tutto e si beveva vino, quale migliore occasione per capire da chi comprare? Spesso il compratore si recava a fare gli assaggi in diverse cantine scegliendo infine quella adatta al suo gradimento.
Alcuni contadini conosciuti erano: i fratelli, Ligi Marco e Giuseppe (il secondo detto Pepp di Locc); Carletti Mario; Sanchioni Riccardo; i “Rattaplè” i fratelli Marini Lello, Aldo (detto Gaggia) e Filodelfo (detto Filetto); ecc.
Degno di nota è, che verso la fine degli anni settanta il Sig. Basili Crescentino (detto Tino) avendo a sua disposizione tanti terreni nella zona e molti dei quali impiantati a viti, creò una sua etichetta dal nome “Azienda Agricola Basili Crescentino & Figli” la quale per diversi anni produsse Bianchello del Metauro, Sangiove, Vinsanto. L ‘azienda era conosciuto in tutta la vallata e fuori regione.
Per tanti anni ancora il vino si è sempre prodotto, fino a quando la sostituzione generazionale ha smesso di seguire certe pratiche tradizionali. 1) per la fatica che comportava fare il vino; 2) per la possibilità di poterlo comprare bevendo degli ottimi prodotti grazie alle nuovissime aziende nate nella vallate le quali hanno investito tanto ottenendo eccellenti prodotti a prezzi abbordabili da chiunque.
Fatto sta che ancora oggi abbiamo qualche famiglia legata alle tradizioni dove si può comprare del vino una di queste è “Pepp di Locc” e “Mario de Carlett”