Se al giorno d’oggi quando un bambino pensa al gioco si immagina davanti allo schermo di un televisore con un joypad in mano, nel corso degli anni ‘30 e ‘40 la realtà era ben diversa: la povertà era purtroppo ancora diffusa, soprattutto nelle zone rurali, e per divertirsi i più giovani dovevano dar frutto a tutta la loro fantasia e manualità.
Le attività si svolgevano prevalentemente all’aria aperta e non di rado i più piccoli chiedevano ai propri genitori, parenti, di farsi costruire i loro giochi: carretti in legno o slitte, nella gran parte dei casi, oppure trottole e fionde; le mamme e le nonne provvedevano invece ad assemblare delle bambole di pezza per le figlie e le nipotine.
Proprio la mancanza di dispositivi elettronici, videogiochi e computer, all’epoca era molto più naturale giocare in gruppo: le compagnie dei più giovani si radunavano in diversi luoghi del paese. Chi viveva in campagna poteva trovare un universo di divertimento anche nei pressi della propria stalla di famiglia, oppure nel campo di qualche contadino.
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